Max MeyerLa vita è un mistero per l'uomo. Va e viene come fosse la cosa più normale in assoluto e gli esseri viventi si struggono nel cercare la loro vera aspirazione, il loro destino mentre la guerra e la morte fa volare via le loro inutili ed effimere esistenze. Perchè sono nato se alla fine del mio percorso devo morire e scomparire in una dei milioni casse funebri per poi fondermi completamente con la terra? Perchè? Io dovrei lacerarmi l'anima soltanto per lasciare un impossibile ricordo dentro le persone che ne farebbero anche a meno? Ma se questo è il mio vero scopo meglio morire subito invece che faticare per delle ignobili esistenze.
-Max, girati qua. Su, guarda verso la camera.- il fotografo, il solito figo che cerca di farsi strada scattando foto che potreste trovare in una rivista con una minuscola firma dei creatore. Un'altra effimera esistenza.
Mentre cercò di andare avanti si sedette per la pausa e con lo sguardo passò fra la gente in cerca dello sguardo del giovane che pochi giorni prima aveva scombussolato il suo essere donandogli una folata di novità nella sua monotona vita ma, da quando si alzò un muro durante la tempesta non aveva più ricevuto la notizia di quel giovane soldato.
-Madre, io vado a fare un giro.- disse alzandosi e nascondendo il suo viso con occhiali e cappuccio.
-Ritorna presto che dei fare altre foto.- Max rispose con un cenno e sparì fondendosi fra la folla. Ripassò nel luogo del loro primo incontro osservando le sedie dove si erano seduti e sorridendo alla scena di sfogo.
Con passo lento attraversò altri isolati fermandosi a quella che era una scuola, lesse il nome:
Accademia Militare'. Cadde proprio a fagiolo e, con occhi scrutatori cercò qualche figura amica incrociando un gruppo di ragazzi con abiti mimetici.
-Scusate.- disse cortese mentre quel gruppo rideva nel osservare i suoi abiti.
-Guardate un montato.- disse quello più robusto.
-Sto cercando un certo Shinici, lo conoscete?- disse nascondendo le mani dentro le tasche.
-Quel essere .. tsk .. non c'è qui, ora è all'ospedale e speriamo che non ritorni.- disse un altro ragazzo mentre dentro di lui si scatenavano mille emozioni contrastanti. Corse via dirigendosi goffo verso l'ospedale della città. Fra cadute e inciampi raggiunse l'edificio che si mostrava imponente davanti alla sua figura minuta.
Entrò dentro e fra gli ansimi chiese all'infermiera dove era stato portato Shinici e codesta chiamo un dottore che lo portò davanti alla porta n° 145.
-Fa attenzione.- disse per poi congedarsi e lasciandolo solo davanti a quella porta bianca.
Aprì e la figura distesa lo trafisse di tristezza. Chiuse piano la porta per poi sedersi sulla sedia accanto al letto. Il viso pieno di dolore fece scomparire il suo sorriso, con dolcezza spostò una ciocca blu ribelle per poi stampagli un bacio sulla fronte.
-Perdonami.- disse per poi scoppiare in un pianto senza fine.
Mamma quanto ho scritto? O.O